Intervista a: Dilhani Heemba, blogger e autrice di "Le figlie di Ananke Black light"
Benvenuta nel mio blog e grazie per la tua disponibilità.
Ciao, Irene; grazie a te: questa è la mia prima intervista.
Chi è Dilhani Heemba nella vita di tutti i giorni?
Confesso che questo tipo di domande mi spiazzano: mi fanno
venire le crisi di identità! Qualche tempo fa un ragazzo che voleva per forza
la mia foto, al mio ennesimo diniego, mi ha dato del mezzo troll. Se si
riferiva alla mia altezza (leggasi bassezza) poteva anche avere ragione, ma per
il resto non sono un troll: sono una ragazza normale, nata nello Sri Lanka,
originaria dell'India, italiana per adozione e romana de Roma.
All'anagrafe ho un altro nome, tuttavia per la me "quasi-scrittrice"
basta questo: quando ero ragazzina pensavo che se mai avessi voluto pubblicare
qualcosa, per non stravolgere la mia vita privata, lo "avrei fatto
postumo", poi ho pensato che non era conveniente!
Cosa faccio tutti i giorni? Mi sveglio, controvoglia, e
spero il più possibile di realizzare tutti i miei sogni, ma ne ho troppi; per
il resto, rompo le scatole a chi mi sta vicino, cerco di fare il mio dovere, ma
inesorabilmente vengo attratta prima dal piacere, che, a seconda del periodo,
può essere scrivere, leggere, disegnare, andare a fare foto, stare al telefono
con le amiche. Chiacchierare.
Sul tuo blog Dilhani’s Tales pubblichi a puntate un racconto urban fantasy intitolato “Le figlie di Ananke – Black Light”. Ce ne parli?
Certo. Si tratta di un racconto che vede come protagonisti
principali un demone della morte (la morte umana), nelle sembianze di una
ragazza alata, e un ragazzo molto legato alla famiglia -in particolare alla
sorella- che si ritrova suo malgrado a scoprire questa dimensione. Nel racconto
mescolo il paranormale alla mitologia e, anche se solo accennato, anche alla
religione. Io sono "per lo più" cristiana, ma da sempre mi pongo
domande e mi chiedo come sarebbe se invece fosse così o colà, e questo è un
aspetto che rientra in quasi tutti i miei racconti e romanzi.
Era un annetto che pensavo a
una storia che si svolgesse a Roma e lo spunto mi è venuto dall'esigenza di
allontanarmi dalla protagonista di N.T. (il manoscritto che ho inviato ad
alcune case editrici), a cui mi sento molto legata, forse troppo. E nasce anche
dall'idea che la protagonista dovesse essere una che uccideva con facilità pur
scontrandosi con questo aspetto di sé, qualcosa che non fosse la semplice donna
da proteggere, né l'Anita Blake del momento; nello stesso modo desideravo un
protagonista che non fosse il solito maschio tenebroso, sicuro di sé.
Sempre nel tuo blog ci sono anche poesie e altri racconti
dark/urban fantasy e d’amore. Cosa rappresenta per te la scrittura?
La scrittura è una parte di me. Lo è sempre stata.
Un modo per mettere nero su bianco, per tracciare pensieri
ed emozioni, un modo per disegnare immagini (amo anche disegnare) con le
parole, soprattutto per quanto riguarda la poesia, ma anche per quanto riguarda
alcune questioni che mi hanno in qualche modo toccata, come gli abusi sessuali
di un padre su una figlia (vedi "Rosa Bianca") o la prostituzione
minorile nei paesi del terzo mondo (vedi "Sono quasi una donna..."),
e altre esperienze meno cupe. Racconti e romanzi, invece, rappresentano da una
parte una via di fuga, e dall'altra un modo per delimitare la mia fantasia e
darle un senso.
Dark e urban fantasy sono un genere nuovo per me, almeno dal
lato scrittura. Di solito ciò che scrivo si svolge nel mondo reale; mi piace
scrivere di avventura e quasi sempre mi piace inserire tematiche come amore,
amicizia e famiglia nelle sue diverse accezioni.
Nell'ultimo periodo, partendo da un sogno (giuro non ho
copiato dalla Meyer) mi sono dedicata al fantastico: ho combinato insieme
fantagenetica e l'arrivo del 2012, e ho dato vita a umani in grado di
trasformarsi in tigri bianche (anche in lupi, ma fa molto classico Lycan), così
è nato il mio ultimo romanzo, quello che, per la prima volta, ho deciso di
rendere pubblico. Sempre se qualcuno si decide a pubblicarmelo! Ma i temi di
cui sopra rimangono i veri protagonisti, con l'unica aggiunta di rendere
centrale la guerra. Questo ultimo aspetto viene dall'esigenza di riportare gli
eventi della mia terra natia, dove esiste, ormai da moltissimi anni, un
terribile conflitto civile.
Perché la scelta di pubblicare sul blog?
Nella sezione principale del blog (http://dilhaniheemba.blogspot.com/),
dove racconto di questo sogno di pubblicare un libro e ciò che vi gira intorno,
mi sembrava mancasse una parte fondamentale di me, così ho aggiunto la sezione
(http://dilhanitales.blogspot.com/)
in cui mettere poesie, racconti o semplici pensieri.
"Le figlie di Ananke" è arrivato con un notevole
tempismo.
Avevo voglia di scrivere qualcosa e nello stesso tempo di
avere un parere esterno, che non fosse il solito parere di amici e fidanzato.
Inoltre "Black Light" è un racconto, non avrei mai pensato a una sua
pubblicazione. Scrivo per il gusto di scrivere, quindi nell'attesa di una
risposta dalle case editrici trovo piacevole questa esperienza, dove le persone
mi lasciano dei commenti e dei consigli in diretta.
In questa scelta c'è il piacere della scrittura fine a se
stessa, ma anche il piacere di sapere che chiunque può passare a leggere; e,
perché no - non lo nego - la speranza che passando di qui qualcuno possa anche
notarmi. Come disse qualcuno, non puoi lamentarti di non vincere al
Superenalotto, se non giochi mai. Se non succede non importa, perché la
necessità principale rimane quella di scrivere, non pago neppure un euro (il
Superenalotto costa un euro, vero?), anzi ne sono appagata. Se succede, tanto
meglio.
Ti ringrazio e ti saluto. Vuoi aggiungere qualcosa?
Dopo tutto quello che ho scritto, vuoi davvero farmi questa
domanda? Ti concedo di ritirarla :)
Grazie ancora per questo spazio.
Per leggere il racconto a puntate
"Le figlie di Ananke.Black light"
clikka QUI
Simpatica e portata per le interviste ma mia amichetta vero??!!? Andate sul suo blog è stupendo e, diciamocelo, questa ragazza scrive da Dio!!
RispondiElimina;-))
Wow!
RispondiEliminaGrazie : )