Si fa presto a dire Vampiro... Il racconto di Grazia Ciavarella


A lume di candela con il vampiro (Ed. Freaks)
di 
Grazia Ciavarella 
(per gentile concessione dell'autrice)




La lavanda riempie del suo intenso profumo la stanza, illuminata dal debole chiarore che il candeliere posto nel mezzo della tavola diffonde. La portafinestra che dà sul cortile della villa, lussuosa nel suo tendaggio nero e oro, è aperta. La luna piena, argentea e sfavillante, pare volersi imporre sulla notte a mo’ di corona reale. Una nobildonna, dal centro di quella stanza, l’ammira.
Sono passate poche ore da quando ha conosciuto il suo ospite, e già si sente sedotta dalla sua bellezza esotica.
Non è sua abitudine accogliere sconosciuti in casa propria, soprattutto se stranieri; soprattutto se malandati; soprattutto se viaggiatori notturni. I suoi gusti in fatto di compagnia sono sempre stati raffinati, non solo per sua scelta ma anche per onorare il casato dal quale proviene.
Quell’uomo però ha qualcosa di sensuale, nonostante il suo aspetto poco pulito, di sicuro causato dal faticoso viaggio. È giovane e ha l’aria di essere robusto.
Come ha fatto a ridursi in quello stato? Cosa lo ha condotto fino a lei?
Sempre pronta a interrogarsi sui perché delle cose, non ama lasciare le spiegazioni al caso. Deve trovare una risposta alle domande, collegare le circostanze, forse nell’idea di controllare gli eventi.
In quel mentre, l’immensità lunare partecipa in silenzio alle sue riflessioni.
D’improvviso viene sorpresa da un tonfo, proveniente dalla camera dove il suo ospite è stato invitato a riposare.
Resta in ascolto qualche minuto; silenzio. Non udendo il minimo respiro, lo raggiunge. È in piedi davanti alla finestra, con indosso solo i pantaloni. Ha l’aria smarrita.
Gli si avvicina cauta, fermandosi a pochi centimetri dalle sue spalle. A confronto, lui è solo di poco più alto, ma dalla carnagione tanto più chiara; e dire che già lei è molto pallida per natura.
Non le sembra si sia accorto di qualcun altro nella stanza, o almeno non subito.
Quando finalmente dimostra di percepire la sua presenza, lo invita a sistemarsi, concludendo che lo attenderà nella sala di fianco.
L’attesa non è estenuante come si sarebbe aspettata, sebbene sia forte il desiderio di vederlo varcare la soglia; forse è dovuto al fatto che ci ha messo poco per raggiungerla.
Lui è così attraente mentre, silenzioso, la fissa; prende posto a tavola; attende che lei per prima dia inizio a quella cena così ben disposta.
Occhi negli occhi, l’una di fronte all’altro, si scrutano con intensità. Nella semioscurità è ancora più bello, i riflessi della luce di quelle poche candele gli conferiscono un mistero tutto da scoprire. L’uomo non smette un secondo di fissarla, quasi giurerebbe d’aver notato in lui una punta d’impazienza. Che la ragione sia la fame? Gli fa cenno di servirsi, ma non dà segni di voler accogliere l’invito.
Peccato! Di lì a pochi istanti lei si sarebbe servita del suo sangue, e senza complimenti.


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