recensione: la storia di un matrimonio


La storia di un matrimonio



Titolo: La storia di un matrimonio
Autore: Andrew Sean Greer
Editore: Gli Adelphi
Pagg. 224

Commento


Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo – ecco come esordisce questo romanzo di Andrew Sean Greer.
Il lettore si aspetta dunque fin da subito una vera e propria dichiarazione di sconfitta, di un qualcosa di ineluttabile che sta per accadere, a sovvertire le consuetudini e le abitudini codificate in una vita di coppia.
Un giorno un uomo, uno sconosciuto si presenta inaspettatamente a casa di Perlie Cook, casalinga americana e protagonista femminile del libro, per farle una rivelazione sconvolgente sul marito, insinuandole un dubbio e portandola a riconsiderare tutta la sua vita di donna innamorata. Un uomo venuto dal passato per rubarle il futuro. Tuttavia da apparente vittima di un destino che sembra profilarsi crudele e subdolo, Perlie scoprirà la  sua dignità di donna, di madre, di portatrice di valori veri e autentici, anche se volutamente tenuti appartati a causa delle convenzioni sociali e di un vieto tradizionalismo.
Perlie Cook compirà con grande dignità un percorso di autoconsapevolezza e conoscenza di sé attraverso l’uomo che ama e al quale non vuole rinunciare. Ella inizia ad interrogarsi e a raccontarsi, a narrare di sé, delle certezze a lungo e faticosamente costruite e che  vede frantumate, in un attimo.
                                                                                                       
L’amara scoperta nella vita di questa figura di donna va di pari passo con il difficile momento della storia americana dei primi anni cinquanta: le ferite ancora aperte della seconda guerra mondiale, l’incubo nucleare, la guerra di Corea, la segregazione razziale, il maccartismo e la caccia alle streghe.
Questi eventi si innervano perfettamente nella vita della protagonista e scorrono veloci e tragici assieme ai suoi pensieri.
Metafora di una voglia di protezione, Perlie cerca rifugio all’interno della sua bella casa avvolta in un rampicante e vista come santuario, cerchio magico, dove nulla  può nuocere a lei o alla sua famiglia, dove si stemperano le tensioni provenienti dell’esterno in pochi gesti consumati e consuetudinari. La casa vista come un traslato sul piano affettivo e concentrazione di aspetti positivi.
Ecco chi è Perlie Cook: una donna combattiva che non si piega alle convenzioni sociali o alla verità sul passato del marito, ma che vive il presente in modo totalizzante, e saprà anche pagare di persona le scelte sbagliate e i propri errori.

E’ vero che questo è un romanzo del non detto, del non completamente espresso a voce, per una forma di pudore dei sentimenti che invece irrompono con forza più delle parole, facendosi sentire comune e sostanziandosi nella forza che dà l’amore.

Leggendo questo romanzo mi sono chiesta come faccia un uomo a scrivere di donne con sensibilità ed introspezione psicologica a volte meglio delle donne stesse. Forse molti uomini hanno bisogno di vivere - anche solo scrivendo - aspetti di sé che ancora oggi vengono considerati illegittimi o poco pertinenti. Uno scrittore che descrive l'affettività e i pensieri più intimi di una donna è probabilmente molto più testimone di se stesso di quanto non lo sia una donna. Un uomo diventa un raffinato scrittore di cose femminili quando finalmente riesce a liberarsi della sua imposta mascolinità e ad esprimere al meglio la parte femminile che alberga in lui, un tempo di difficile esplicitazione, svelando una inusitata capacità di ascolto. Andrew Sean Greer entra in punta di piedi nel mondo di Perlie Cook, che poi è il mondo di tutte noi, quasi a non voler disturbare, e che rende vivo e vivificante con straordinaria e inarrivabile bellezza di linguaggio.
Crediamo tutti di conoscere la persona che amiamo: esordio ed epilogo in un unicum indissolubile. Forse conosciamo la persona che amiamo molto di più di quanto non vogliamo ammettere.


Maria Irene Cimmino

Commenti

Post più popolari