Suspense Tale... 2° classificato Bruno Elpis

Martedì scorso abbiamo conosciuto Francesco Tranquilli. 
Oggi incontriamo il 2° classificato del nostro concorso Suspense Tale: Bruno Elpis. 
Lo ha intervistato per noi Maria Irene Cimmino.

Intervista a cura di Maria Irene Cimmino

Benvenuto nel blog  e complimenti, Bruno, per il tuo racconto "Confronto all'americana" che è stato tra i più votati dai lettori classificandosi al secondo posto. Ci farebbe piacere che ti presentassi ai lettori: da dove vieni, quanti anni hai, di cosa ti occupi nella vita? (possiamo dire che Bruno è il tuo pseudonimo?)
Dietro la maschera rossa della cover del mio primo romanzo (un thriller: “Il carnevale dei delitti”, edito da Ciesse Edizioni: http://www.ciessedizioni.it/ilcarnevaledeidelitti.html) nascondo la mia identità di consulente e dirigente aziendale. Confermo, Bruno Elpis (www.brunoelpis.it) è uno pseudonimo. Vivo in provincia di Como, lavoro a Milano.
Sul blog di www.Ciesssedizioni.it conduco una rubrica di critica letteraria (“Le recensioni di Bruno”) e una rubrica di interviste agli autori. Collaboro altresì con altri siti (www.malgradopoi.itwww.qlibri.it, www.i-libri.com e www.edgarallanpoe.it), pubblicando recensioni e inviti alla lettura. Svolgo il ruolo di giurato in alcuni concorsi letterarie. 

Cosa c’è dietro la scelta di scrivere questo genere di racconti?
Amore per la sperimentazione e per ogni forma di espressione. Ho composto racconti nei generi più svariati (giallo, horror, fantasy), quelli forse più richiesti dai lettori. Anche se la mia vera vocazione più profonda, probabilmente, è quella per il genere drammatico…

Qual è la tua fonte di ispirazione quando scrivi?
Principalmente mi ispiro al mio vissuto: i ricordi, le letture, i fatti della mia vita quotidiana, talvolta anche i fatti di cronaca. Poi subentrano fantasia e rielaborazione personale: mi piace deformare le mie intuizioni iniziali, immaginando storie anche impossibili o improbabili. A volte ho vere e proprie visioni. 

A quale target di lettori ti rivolgi?
Nel caso di scrittura di genere, agli appassionati del genere. Tuttavia, quando compongo, mi piace introdurre spunti che possano essere di interesse anche per chi non sia strettamente legato a un genere letterario. Quando scrivo recensioni, spero di rivolgermi al pubblico dei potenziali lettori, oltre che agli autori commentati.

Qual è la  difficoltà che incontra uno scrittore come te quando deve condensare in poche righe quello che altri fanno in centinaia di pagine?
 Un autore a me caro, a proposito della distinzione tra racconto e romanzo,
ha scritto: “Il romanzo non è più lungo del racconto. E’ più largo.” Condivido questa idea: il racconto ha una genesi e una natura diversa rispetto al romanzo. Quindi, nel racconto, a parer mio, non si tratta tanto di “condensare”, quanto di esprimere una storia magari più semplice, meno allargata. Talvolta rinunciando a descrizioni o riflessioni che invece nel romanzo possono essere sviluppate in modo esplicito.

Come riesci a far immediatamente entrare il lettore nell'atmosfera rarefatta e a volte un po' straniante del racconto?
Credo che sia essenziale dichiarare già nelle prime righe (ma questo vale anche per l’incipit di un romanzo) quale sia l’argomento o il tema del racconto. In modo da catturare l’interesse fin da subito. A me piace poi introdurre (non necessariamente alla fine) un “colpo di scena”, non sempre plateale: una specie di inversione nella narrazione, un elemento che movimenti il racconto.

Come riesci con scarne parole e poche righe a far risaltare lo spessore psicologico dei personaggi, riuscendo a trovare a tutti una perfetta collocazione scenica all'interno della narrazione?
Questa è la parte più difficile, però direi che è essenziale soltanto nei racconti a sfondo psicologico o drammatico e, naturalmente, in un romanzo. Credo che per riuscire in questo obiettivo sia importante calibrare la scelta delle parole: devono essere evocative, anche simboliche. Qualche volta nei racconti non è necessario spingersi a tanto, soprattutto se si vogliono narrare dei “fatti”.

Come si coniuga la stesura di una trama con il non detto, il non raccontato, il sospeso, appunto?
A me piace lasciare questo spazio al lettore. Esattamente come la mia immaginazione mi porta a sviluppare le storie a partire da alcuni particolari che osservo o che si annidano nella memoria. Non utilizzo una tecnica in senso stretto (show don’t tell), seguo un’estetica intuitiva: talvolta un’allusione può essere preferibile a una frase esplicita. 

Pensi che questo filone possa avere degli sviluppi futuri o vorresti occuparti di un altro genere di narrativa, magari seguendo questa tua inclinazione?
Come ho accennato, amo sperimentare e non mi piace essere identificato in un “genere”. Quindi ho scritto storie in diversi ambiti tematici.  Ne cito alcune che, come “Confronto all’americana” a Suspense Tale, sono state selezionate in concorsi letterari o pubblicate: “La sindrome della strega” (in “Lapaurafa90” di Braviautori.it), “La nascita di desideri liquidi” (racconto classificato nel concorso “Neropremio”), “Contro ogni ragionevole aspettativa” (in “Italian Noir” de “I sogni di Carmilla”), “Bollicine di gioventù” (in “Voglio un racconto … spericolato” di Damster Editore). Ho ricevuto la menzione d’onore per una raccolta di quattro racconti al premio letterario internazionale Italia e Malta di poesia e prosa, “I Dioscuri 2011”. Un racconto drammatico, “L’ultimo viaggio” ha recentemente vinto il concorso “Fuori dal cassetto”, organizzato dall’associazione “Testietesti” con il patrocinio della provincia di Lecce.

Grazie per la tua disponibilità e per averci tenuto compagnia. Vuoi aggiungere qualcosa?
 Ringrazio voi.
Invito tutti a leggere la mia recensione a “Suspense Tale”: http://www.brunoelpis.it/recensioni/28-suspense-tale-antologia-di-racconti e, naturalmente, l’antologia del concorso.
Venite a trovarmi sul mio sito: www.brunoelpis.it !

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