Dedicato a: CRISTIANA ASTORI e Tutto quel nero - Il Giallo Mondadori

Durante il Festival Letterario Grado Giallo che si è svolto sull'isola del sole Grado (GO) il primo fine settimana di ottobre, ho assistito alla presentazione del nuovo romanzo di Cristiana Astori ed eccomi qui a proporvi la lettura di Tutto quel nero e la conoscenza di un'autrice di cui sentirete sempre più spesso parlare.
a cura di Irene Pecikar
TUTTO QUEL NERO
di
Cristiana Astori


Dalla copertina

Troppo tardi per i ripensamenti, Susanna. Non avresti dovuto accettare quello strano incarico, anche perché il compenso era davvero troppo alto. Okay, avevi appena perso il lavoro e l’idea di dare la caccia a una vecchia pellicola scomparsa non ti sembrava male. Fare il topo di cineteca non è mai stato un mestiere rischioso, anche questo è vero. Ma almeno la fantomatica agenzia che ti ha assunta, per conto di un altrettanto misterioso collezionista, avrebbe dovuto insospettirti. Tutti quei soldi, quanti non ne hai mai visti in vita tua, per ritrovare un insulso documentario girato a Lisbona negli anni Sessanta? Andiamo, bastava rifletterci un po’. Ora invece salta fuori che si tratta di un film maledetto… Be’, cara Susanna, ormai è troppo tardi per ripensarci. E attenta a tutto quel nero.

Recensione:
Tutto quel nero, romanzo in edicola in questi giorni per Il Giallo Mondadori, è un noir molto particolare.
Un’ampia varietà di personaggi fuori dalle righe circondando Susanna, la protagonista, che è una ragazza fossilizzata nella quotidianità di un tran tran che non l’appaga, e forse non le appartiene, e ambisce a una vita più ricca. Una ragazza comune, fidanzata con un uomo per bene con cui lei non riesce a essere mai completamente se stessa. Poi, come una folata fresca o… gelida, arriva una proposta di lavoro interessante, redditizia e quanto mai insolita. Dopo un primo momento di diffidenza, Susanna accetta – anche spronata dal licenziamento inaspettato –. Lei sospetta possa celarsi qualcosa di strano dietro alla proposta di ricercare un filmato raro e introvabile, ma in breve nascerà in Susanna una smania, quasi un’ossessione per Soledad Miranda, l’attrice protagonista del filmato, e da quel momento la sua vita entrerà in un’altra dimensione. Scoprirà una realtà che si nasconde nel turbine nero, un’alternativa di vita che la spaventa, ma in qualche modo l’attrae.
Il mondo del cinema d’autore, dei filmati scomparsi o mai esistiti, di attrici e registi che non sono quello che sembrano risucchieranno Susanna in un’inquietante atmosfera. Nemmeno il lettore riuscirà a credere che stia accadendo veramente, eppure sarà tutto così palpabile e concreto, possibile che il fidanzato e gli amici di sempre debbano essere esclusi? Sì, loro non potrebbero accettare, né comprendere…  A cosa credere quando sembra di essere sull’orlo della pazzia? E se fosse tutta una macchinazione di qualcuno? Ma a quale scopo?
Solo alla fine il lettore potrà sedare il suo bisogno di risposte, solo alla fine Susanna capirà qual è il suo ruolo in Tutto quel nero.
Intrigante come la Astori abbia fuso personaggi inventati con quelli realmente esistiti o esistenti. E abile il modo in cui l’autrice rende accettabili situazioni e fatti distanti dal comune. Pagina dopo pagina il lettore è dentro. Non può far nulla se non continuare con avidità la lettura. I salti temporali accompagnano il lettore nel passato, lo invitano quasi a spiare da uno spioncino scene verosimili da lasciarlo dubbioso, incerto o sospettoso, alla ricerca di qualcosa di imprecisato, di una verità che non riesce a prender forma, rimanendo così col fiato sospeso. Oltre che affascinato. Sì, perché questo noir ha un alone di fascino che ruota intorno alla trama. Sarà per Soledad Miranda e la sua tragica fine o più semplicemente quel quid che Cristiana Astori ha saputo creare.
Sgombrate la mente e accomodatevi in poltrona. Tutto quel nero è tutto ciò che vi serve per qualche ora di suspense.
 
Cristiana  Astori

C. Astori - Foto di L. Servetti
Cristiana Astori, sceneggiatrice, scrittrice, saggista e traduttrice. Una dark lady piemontese.
Il suo romanzo Tutto quel nero è uscito il 6 ottobre 2011 per Il Giallo Mondadori. Ha inoltre pubblicato racconti su varie antologie ed è autrice della graphic novel L’amore ci separerà (De Falco, 2003).  
È la traduttrice, per Il Giallo Mondadori, della serie Dexter di Jeff Lindsay. Inoltre la sua antologia Il Re dei topi e altre favole oscure (Alacran, 2006) è il primo libro italiano a cui Joe R. Lansdale abbia dedicato una frase di lancio.
F. Forte - C. Astori
Grazie per la tua disponibilità, Cristiana, e benvenuta nel salotto letterario “Tuttosuilibri”. Ho assistito alla presentazione del tuo romanzo a al Festival Letterario Grado Giallo e mi è piaciuto il modo disinvolto di raccontarti. Merito anche del tuo interlocutore, Franco Forte, editor Mondadori – fra le altre cose – che ha saputo rivolgerti le giuste domande per stimolare il lettore a leggerti e al contempo a conoscerti meglio. Nel mio piccolo cerco di far conoscere ai lettori lo scrittore, ma anche la persona che si nasconde - a volte molto, altre meno - dietro al personaggio. Quindi ti chiedo: chi è Cristiana Astori nella vita di tutti i giorni?
Be' in realtà non sono molto diversa da come mi avete conosciuto durante la presentazione. Visto che narro storie del brivido potrei dirti che nella vita di tutti i giorni amo vestire in total black, partecipare a rave gotici, scrivere a orari assurdi e praticare la wicca. Invece adoro i colori forti, sono una fanatica di Springsteen, mi sveglio al mattino presto per conciliare la scrittura con i diversi lavori e adoro il trekking in mezzo ai monti e lo snowboard.

Sei la traduttrice di “Dexter” di Jeff Lindsay  – io lo adoro: molto per bene, nonostante tutto ;-) –.  Quanto, tradurre una saga così conosciuta, che è diventata anche telefilm, ti ha forgiata come scrittrice o invece, quanto il fatto di essere scrittrice ti ha aiutata nella traduzione?
Molti pensano che il requisito fondamentale per tradurre sia conoscere alla perfezione l'inglese. In realtà la cosa più importante è conoscere l'italiano. Non in modo superficiale, ovviamente, ma in tutti quegli aspetti “noiosi” che insegnano a scuola: l'analisi grammaticale, logica e del periodo, insieme a un lessico nutrito e ricco di sfumature, alla conoscenza dei modi di dire, alla capacità di creare similitudini e metafore ecc., uniti alla capacità di saper raccontare. Tradurre infatti non vuol dire solo capire il significato, ma saperlo narrare in modo suggestivo nella nostra lingua, secondo lo stile e il ritmo utilizzato dallo scrittore. Spesso capita di avere la parola sulla punta della lingua e non riuscire a esplicitarla; è un esercizio continuo e a volte sfibrante, ma come dici tu, fornisce un feedback continuo alla propria abilità di scrittura.

Domanda retorica: quale genere letterario preferisci e perché? E quale è stato il primo libro che hai letto?
Fin da bambina ho sempre amato il genere mystery in tutte le sue declinazioni: giallo, noir, horror. I cattivi mi hanno sempre affascinato: sono molto meno prevedibili e noiosi dei buoni. E poi l'idea di risolvere un mistero è stimolante, perché ti spinge a guardare in trasparenza e a proiettare sui fatti mille sfumature e significati. È un po' il procedimento utilizzato dalla psicoanalisi che trasforma l'invisibile in visibile, indagando sulla causa che sta alla base di un sintomo. Sono anche un'appassionata di fiabe classiche, in particolare Andersen e i fratelli Grimm. La fiaba è un ottimo veicolo per permettere ad adulti e bambini di affrontare le proprie paure, un po' come l'odierno racconto del brivido. Infatti la mia raccolta “Il re dei topi e altre favole oscure” è una riattualizzazione in chiave moderna del genere.
Il libro che ho letto? “Il mago di Oz” di Baum. Quando avevo cinque anni mio padre  veniva vicino al mio letto la sera e mi insegnava a leggere i titoli dei capitoli, poi proseguiva lui la lettura. Per me era un momento davvero magico!

Tutto quel nero. Un noir che mette i brividi. Vari personaggi e vari i punti di vista. Sembra quasi di vedere un film. E poi ci sono Susanna e Soledad. Come è nata l’idea della trama?
Sono contenta tu abbia apprezzato il mio libro :-) L'idea è nata dopo aver visto “Il Conte Dracula” di Jess Franco. Mi aveva colpito il modo in cui Soledad Miranda interpretava il personaggio di Lucy: riusciva a essere indifesa e crudele allo stesso tempo. Mi ero informata su di lei e avevo scoperto le strane coincidenze legate alla sua fine misteriosa e di lì è nata l'idea del romanzo. Inoltre durante la documentazione le coincidenze si sono infittite sempre di più, offrendomi spunti sempre maggiori per la trama.

Qual è stato il personaggio che hai sentito più vicino o simile a te?
Non è facile a dirsi. Non amo scrivere libri autobiografici, ma mi piace creare personaggi funzionali alla trama e alle emozioni che voglio suscitare. Se proprio dovessi scegliere, però, la più vicina a me potrebbe essere Susanna. Entrambe siamo terribilmente testarde e abbiamo un'incredibile predisposizione a cacciarci nei guai.

Nel romanzo hai fuso presente e passato, realtà e finzione. L’attrice Soledad Miranda, per esempio, non è un personaggio inventato. Quanto del tuo lavoro è stato rivolto alla ricerca? Ci vuoi raccontare qualche aneddoto interessante?
Il lavoro di ricerca e documentazione è stato lungo e impegnativo, anche perché Soledad Miranda, se pur un'attrice di culto per Quentin Tarantino, è sconosciuta ai più e non esistono biografie o pubblicazioni interamente dedicate a lei. Per ricrearla attraverso la penna ho visto e rivisto i suoi film, studiandone i movimenti, e ho chiesto la consulenza di Carlos Aguilar, un critico di cinema madrileno esperto in materia. Inoltre la pellicola maledetta al centro del romanzo era introvabile. Quando mi ero rassegnata a inventarne i fotogrammi, proprio Aguilar l'ha riportata alla luce e io mi sono recata personalmente a Madrid per vederla. Su questo ritrovamento si intrecciano numerose e inquietanti coincidenze, tra cui il fatto che i fotogrammi della pellicola ritrovata erano gli stessi che io mi ero inventata per il romanzo, ancora prima di vederli. Senza contare che la prima stesura di “Tutto quel nero” l'ho inavvertitamente conclusa il 9 luglio, il giorno del compleanno della Miranda e quando l'editor mi ha telefonato annunciandomi che “Tutto quel nero” sarebbe andato in stampa era il 18 agosto, il giorno della morte dell'attrice.

Nell’ultimo numero di WriterMagazine Italia ho avuto modo di apprezzare anche un tuo racconto. Mi è parso di leggere qualcosa alla Hoffman o alla Cortàzar.
Mi sono chiesta: una lettrice prima e una scrittrice poi, come te, cosa pensa del fenomeno che da qualche tempo sta dilagando in tutto il mondo riguardo alle creature della notte? Quali sono i vampiri che preferisci e perché?
Ti ringrazio per i paragoni, i racconti di Hoffman in particolare mi hanno sempre ispirato molto. Riguardo ai vampiri, credo che l'inflazione del fenomeno abbia portato a un fraintendimento della loro natura. Il vero vampiro è un mostro che si nutre attraverso il sangue della personalità altrui. È dunque privo di identità, per questo secondo la cultura popolare non viene riflesso dagli specchi. Che cosa ci può essere di romantico e nobile in un essere senza personalità che per vivere sfrutta l'esistenza degli altri? Va da sé che le mie storie di vampiri “preferite” non sono quelle in cui il mostro viene visto come un bel tenebroso da cui ci si augura di essere sedotte. Io stessa ho trattato il tema in alcune antologie, tra cui  “La sete” (Coniglio Editore) e “365 racconti horror per un anno” (Delos). Inoltre uno dei miei romanzi cult sull'argomento è “La bara” di Richard Laymon.

Ultima domanda: che progetti hai in cantiere?
I progetti futuri non li rivelo... per scaramanzia. Nei prossimi giorni è comunque prevista l'uscita di “Notturno alieno” (Bietti), un'antologia a cura di Gian Filippo Pizzo che contiene il mio primo esperimento di noir fantascientifico.

Ti ringrazio molto e ti saluto nell’attesa di leggere il tuo prossimo libro.
Grazie a te, Irene, per la stimolante conversazione :-)






 



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