“Alda Merini L’«io» in scena” di Roberta Alunni

Dalla solita sponda del mattino
                                                          Io mi guadagno palmo a palmo il giorno,
                                                         il giorno dall’acque cosi grigie,
                                                        dall’espressione assente.

Alda Merini L’«io» in scena” 
di 
Roberta Alunni
Titolo: Alda Merini L'«io» in scena
Autore: Roberta Alunni
Editore: Società Editrice Fiorentina
Pagine: 188
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Recensione a cura di Costanza Bucci

“Alda Merin L’«io» in scena” di Roberta Alunni. Pubblicato dalla Società editrice Fiorentina del 2008.
 Una monografia che ripercorre la vita folle e complicata della poetessa e scrittrice Alda Merini. L’intento di Roberta Alunni è stato quello di individuare il substrato culturale in cui si è formata la scrittrice. Un percorso che incomincia dalla nascita - secondo Alda Merini l’evento migliore della nostra vita - avvenuta il 21 marzo 1931 alle cinque di pomeriggio in una casa milanese, prosegue nell’infanzia, caratterizzata da un forte senso di appartenenza alla vita, alla gioia di vivere e che infine arriva al lungo periodo trascorso in manicomio, e alla seconda nascita quando esce dal manicomio.
Il tema dell’eros, la ricerca dell’amore come affermazione di se stessa, che percorre la sua scrittura, si riduce alla fine ad un bisogno di elevare lo spirito verso un qualcosa di ideale e di trascendente in una condizione di vuoto e di solitudine. Negli ultimi anni della sua vita,
la scrittrice si è dedicata a un percorso fotografico, che attraverso le immagini del fotografo “ufficiale” Giuliano Grittini, racconta il proprio mondo esistenziale e poetico. La fotografia è l’espressione della “ messa in scena” dello scrittore. La Merini non si ferma e ripercorre i momenti della sua vita a ritroso come un film che si riavvolge, partendo dalla fine per poi tornare al principio per capire il significato della fine ed il perché. Tante fotografie davanti alle quali la scrittrice si mette in gioco per far suo il senso delle cose e trovare delle risposte.
Roberta Alunni parlando della personalità così complessa e così varia di Alda Merini, si sofferma a spiegare come lo sguardo della poetessa si sia posato sui fatti della vita. Questa grande voce del novecento italiano non ha mai rinunciato a cercare se stessa, ma aveva capito che la salvezza può essere raggiunta attraverso la comprensione di attimi fugaci e drammatici dell’esistenza.

Note biografiche:

Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931, è stata una delle maggiori poetesse italiane contemporanee. La sua poetica, fatta di ardente visionarietà e profonda ma al tempo stesso sommessa inquietudine, la colloca tra le maggiori autrici del Novecento e dei primi anni 2000.

Nata in una famiglia di condizioni modeste (padre dipendente di una compagnia assicurativa e madre casalinga, minore di tre fratelli, una sorella e un fratello) Esordisce come autrice giovanissima, a soli 15 anni, sotto la guida di Giacinto Spagnoletti. Nel 1947, Merini incontra "le prime ombre della sua mente" e viene internata per un mese a Villa Turno. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e della Spaziani, l'editore Scheiwiller stampa due poesie inedite dell'autrice in "Poetesse del Novecento". Nel 1953 sposa Ettore Carniti proprietario di alcune panetterie di Milano. Nello stesso anno esce il primo volume di versi intitolato "La presenza di Orfeo" e nel 1955 "Nozze Romane" e "Paura di Dio". Nello stesso anno nasce la prima figlia, Emanuela, e al medico curante della bambina la Merini dedica la raccolta di versi "Tu sei Pietro" che viene pubblicata nel 1961. Si alterneranno poi periodi di salute e malattia che durano fino al 1979 quando la Merini ritorna a scrivere dando il via ai suoi testi più intensi sulla drammatica esperienza del manicomio, testi come "La gazza ladra" (1985) e testi per Pierri. Sempre a Taranto porta a termine "L'altra verità. Diario di una diversa". Muore il 1 Novembre a Milano nel 2009.






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