recensione di Racconti di Strada



Titolo: Racconti di Strada
Autore: Maurizio Lorenzi
Editore: Ananke
Pagg.: 319
Recensione

Leggere Racconti di strada  di Maurizio Lorenzi è come ritrovarsi fra le mani un blocchetto per appunti rinvenuto per caso in soffitta, sfogliare l’album dei ricordi che si pensava dimenticato, lasciato in un riposto angolo del proprio cuore; è anche farsi accompagnare dall’autore lungo un viaggio, o “una fiera del tempo” che inizia con i  primi giorni della sua carriera di poliziotto alla Polfer di Milano.

E percorriamo assieme a lui la strada vista come metafora della vita, sottile ed evanescente confine fra legalità ed illegalità, linea d’ombra, zona grigia del vivere quotidiano dove ci si scontra con un mondo fatto di vuoti a perdere, crisalidi di solitudine che incarnano disperazione, ma anche rabbia, frustrazione, paura, disagio psichico o semplicemente voglia di attenzione, nella speranza che tutto possa finalmente cambiare, dare un senso al dolore, all’isolamento.
Sensibile è l’approccio dell’autore e lieve la penna nel farci partecipi dell’atmosfera della narrazione, in uno stile sempre schietto e coinvolgente  che si fa riflessivo e intimista quando vuol portare alla luce le emozioni più profonde evocate dai quei drammi difficili da raccontare; dove le parole spesso non bastano a descrivere e a far passare il messaggio.

I suoi sono anche racconti in movimento: le guardie, i turni di pattuglia sulle strade con la stanchezza che non dà tregua,  il freddo che ti entra nelle ossa, le notti che sembrano non finire mai; tuttavia riscaldate e confortate dall’amicizia e dalla solidarietà dei colleghi, da situazioni buffe, divertenti o da esilaranti siparietti comici.

Maurizio Lorenzi consegna ai lettori riflessioni personali sui viaggi, verso luoghi che arricchiscono lo spirito e lasciano dentro un’impronta difficile da cancellare e che alimentano sogni e desideri; ma anche viaggi in luoghi dell’anima, non raggiungibili fisicamente e che veicolano quel percorso individuale necessario a ritrovare se stessi.

Racconti di strada lascia spazio anche a schizzi di vita familiare - scrigni preziosi di esperienze giovanili, di strada percorsa con i propri cari, con gli amici e i colleghi ad alcuni dei quali un ineffabile destino ha riservato un finale diverso. Grande allora è il posto da fare alla rassegnazione, allo smarrimento e al vuoto da colmare. L’assenza che si fa compagna di vita e  di lavoro.
Tanti tasselli, dunque, a comporre un mosaico narrativo che si sviluppa tra facezie e intime riflessioni, pagine di figure bizzarre e quasi improbabili, storie di tragedie umane e drammi personali, illuminate da lampi di autentica poesia.

Maria Irene Cimmino

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