L'autore si racconta... Sergio PETROCCHI e il suo libro "Racconto di un'idea"


 L'autore si racconta...
Racconto di un'idea
di 
Sergio Petrocchi
Il libro
Con Racconto di un’idea (Variazioni di Variazioni)  Petrocchi esplora le oscure frontiere del confronto del sé con l’altro se stesso, sviscerando alcuni possibili aspetti dell’indagine analitica, attraverso un viaggio surreale nella fantasia e nell’immaginazione, sdoppiandosi nel racconto tra parte femminile e maschile.
Ogni essere umano conserva nelle profondità della propria personalità  aspetti sia femminili che maschili, che spesso rimangono per anni ed anni in sordina e/o misconosciuti. Essi coabitano (neanche tanto amichevolmente) in maniera inconscia e strisciante nelle stratificazioni più profonde della nostra interiorità, per poi emergere, nei momenti in cui meno te lo aspetti, creando sconcerto, sofferenza, smarrimento, disorientamento e pericolosi conflitti interni.
Il libro parla di una proiezione fantastica e surreale del proprio sé, alla ricerca di ogni possibile alterità profonda, nell’indagine introspettiva di ciò che si è o si è stati e di ciò che può  o poteva essere, quindi tutto e il contrario di tutto. Non solo l’altro che è in noi, ma anche e soprattutto la parte dimenticata e rimossa sulla quale si costruisce l’inconoscibilità di noi stessi, come doppiezza dell’anima umana e delle profonde contraddizioni che la sottendono.
Il libro è  bi-locato da un punto di vista emozionale, perché a pagine umoristiche si frappongono altre densamente drammatiche, in una continua sovrapposizione di immagini, tra creduta identità e possibile diversità, doppiezza ed integrità, chiusura e consolidamento di posizioni acquisite, ma anche apertura verso aree inesplorate dell’inconscio profondo.
L’autore racconta ma non dà ai lettori indicazioni di sorta, lasciandoli liberi di interpretare la storia come meglio credono. Egli non fornisce risposte alle tante domande e ai tanti interrogativi che il libro pone e, quando tutto appare scontato, tutto viene improvvisamente e definitivamente rimesso in discussione, in omaggio all’ambiguità di fondo sottesa sempre al racconto.
L'autore
Sergio Petrocchi è nato a Tivoli il 7 aprile del 1947. Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Perugia, dopo aver lavorato alcuni anni nel gruppo siderurgico Finsider, si specializza in amministrazione e finanza e ricopre per venti  anni la carica di consigliere di amministrazione presso la Network di Roma, Società di Comunicazione Internazionale. Per questa società lavora ad importanti eventi  internazionali televisivi e non.
Cultore appassionato di musica classica, è uno specialista (non tecnico) di musica barocca (in particolare Johann Sebastian Bach, Georg Friedrich Händel, Georg Philipp Telemann, Henry Purcell, Dietrich Buxtehude, Johann Pachelbel, Henrich Schultz ed in generale tutto il barocco italiano).
Da alcuni anni studia filosofia e psicologia e il rapporto tra queste discipline e la musica.

 Intervista - L'autore si racconta 
 
Benvenuto nel mio blog Sergio, ti ringrazio per la tua disponibilità. 
Chi è Sergio Petrocchi nella vita di tutti i giorni?
Mi è sempre piaciuto scrivere e l'ho fatto spesso per risolvere situazioni difficili, talvolta anche drammatiche. Sono infatti convinto che scrivere sia un atto liberatorio fondamentale, almeno per me. Quando ero giovane mi "divertivo" a fissare su dei fogliettini dei pensieri,dei concetti, delle riflessioni che inserivo in una cassettiera nella mia cameretta. Mi capitava, in una fase successiva, di rileggere questi fogliettini, alcune volte li rivisitavo, altre li distruggevo, soprattutto se mi evocavano vissuti troppo dolorosi.
Li conservavo assieme ad alcune lettere che mi erano state scritte da mio padre, mia nonna, il mio padrino, gli amici più cari, tutto confuso in un caos indescrivibile. Quei fogliettini mi hanno accompagnato fino ad oggi ed hanno ispirato sostanzialmente il mio libro. Erano fogliettini che molto spesso parlavano con le stratificazioni più profonde della mia personalità ed anche con i miei  forti interessi, soprattutto  quelli per la musica barocca ,che per me ha costituito e costituisce ancora quasi una ragione di vita.
Oggi sono in pensione e mi posso dedicare completamente, per l'appunto, ai miei interessi fondamentali, tra questi evidentemente proprio la musica, cercando di analizzarla anche da angolature diverse da quelle cui ero abituato un tempo, che sono quelle della psicologia e della filosofia, altre discipline cui mi piace di dedicarmi intensamente. Amo molto gli animali, soprattutto i gatti e mi piace parlare spesso con loro adottando un linguaggio improbabile e misterioso. Detesto l'ipocrisia, le banalità, le cose scontate e le persone che non si mettono mai in discussione. Mi piace fantasticare e disegnare spesso dei tracciati immaginari e quasi sempre impossibili da realizzare. Sono stato sempre alla ricerca di qualcosa di indefinito al quale non sono mai riuscito a dare un nome preciso ed una identificazione puntuale e forse  un'irrequietezza di fondo che mi ha accompagnato e mi accompagna ancora nella vita. Sono felicemente sposato ed ho una figlia con la quale divido molti dei miei interessi.
 
 
Che significato dai ad un libro come quello che tu hai scritto?
Questo libro nasce quasi in sordina e dopo una gestazione molto travagliata. L'ho scritto senza uno scopo preciso e senza alcuna velleità letteraria, forse solo perchè volevo raccontare quello che mi passava per la testa in un momento particolare della mia vita. Oggi per me non sarebbe più possibile scrivere un libro così. Non ho mai pensato alla sua pubblicazione, perchè me lo volevo tenere come una cosa mia, poi improvvisamente ho deciso di pubblicarlo. Scrivendolo, non mi sono mai posto dei vincoli precisi e non ho mai pensato ad una sua intelaiatura di base, e la stessa conclusione mi è venuta in mente improvvisamente e quasi di getto. Mi sono allora quasi meravigliato che esso, nel tempo, avesse acquisito un senso , una logica, un carattere unitario ed una forma ben precise. Il libro può essere considerato un esperimento di autoanalisi, o forse più propriamente un tentativo (non scientifico) di analizzare un'idea apparsa improvvisamente nella mente di un uomo. A quel punto mi è venuta in mente l'idea "folle" di analizzare quell'idea, tutto quello che essa rappresentasse per l'uomo, ma anche tutto il suo contrario, in un continuo contrapporsi di immagini e sensazioni che si creano e si modificano, si intrecciano e si confondono, in un percorso di simboli e di realtà effimere, fino al colpo di teatro finale che conclude la storia, anche se la storia forse non si è mai conclusa. Non mi andava di fornire risposte alle tante domande  ed interrogativi che il libro pone e mi è piaciuto giocare sul fatto che quando tutti credono che l'arcano sia svelato, improvvisamente ed inaspettatamente tutto viene rimesso in discussione, in omaggio all'ambiguità di fondo sempre sottesa al racconto.


 Tu studi la psicologia , la filosofia ed il rapporto tra queste discipline e la musica, ci puoi spiegare secondo te che rapporto esiste tra queste tre discipline?
 Mi sono avvicinato in età molto avanzata alla psicologia ed alla filosofia, mentre ho sempre coltivato l’amore per la musica classica ed in particolare per la musica barocca, di cui sono uno specialista non tecnico. Con il tempo mi sono accorto che poteva esistere un intimo collegamento tra queste due importanti discipline e la musica, perchè la musica ha bisogno di un profondo lavoro introspettivo di analisi per essere capita completamente. Ci sono dei brani musicali che richiedono anni ed anni perché l’ascoltatore possa fruirli compiutamente, ed io stesso , ad esempio, sono arrivato alla comprensione delle “Variazioni Goldberg” di J.S.Bach, cui il libro è dedicato, in età molto avanzata.
Analizzare profondamente un brano musicale, o perlomeno tentare di farlo, significa entrare in intimo collegamento con le parti più profonde della nostra psiche e della nostra personalità. Questo è un lavoro complesso che però vale la pena  di compiere se si vogliono trarre i massimi benefici dall’ ascolto della musica.

Nel libro fai anche riferimento al linguaggio matematico della musica di Bach. Ci vuoi dire qual cosa?
Non è una novità che i lavori di J.S.Bach, soprattutto gli ultimi, abbiano una loro grande struttura logico matematica, proprio per il fatto di essere costituiti da da una serie ripetitiva di canoni,  che sono costituiti da una serie di voci che si rincorrono e si ripetono in maniera ossessiva, in forma traslata e riflessao proporzionale, sempre diversi, ma in fondo sempre uguali, voci che partendo da un tema centrale si intrecciano, si invertono, si confondono, fino al collasso dell'insieme tutto, con il ritorno al tema centrale. Le voci benchè simili, possono essere sincronizzate, sfalsate, più alte o più basse, parallele o speculari, più veloci o più lente, secondo ben precisi crireri geometrici e/o matematici che costituiscono la regola che governa sempre il lavoro. E canone, come dice la parola stessa significa, per l'appunto, regola, legge,ordine, sistema. Mi riferisco in particolare alle "Variazioni Goldberg, a "L'offerta Musicale" ed a "L'arte della fuga", lavori ultimi di Bach che possono essere considerati nel loro complesso il testamento spirituale del grande compositore.

 E che rapporto c'è tra il "Racconto di un’ idea" e la musica di Bach ed in particolare le Variazioni Goldberg?
Analizzare un'idea e contro-analizzarla nel suo opposto è un'operazione  sicuramente paradossale.

Qualche tempo fa ho letto un libro che mi ha molto affascinato, un libro dello scienziato cognitivo Douglas Ofstadter. Godel, Escher, Bach, un'Eterna Ghirlanda Brillante. Ofstadter, in questo suo libro, partendo da presupposti paradossali arriva a delle conclusioni paradossali.
Negli ultimi lavori di Bach può essere rintracciata la presenza di uno strano anello, uno strano oggetto matematico, analizzando il quale si ha la sensazione di trovarci dentro un sistema gerarchico di scale ascendenti o discendenti che ci riconducono al punto di partenza (presenza quindi del paradosso).
La stessa sensazione si ha analizzando le litografie dell'olandese Escher, osservando le quali ,si ha la sensazione di trovarsi di fronte  a  scale o ascendenti o discendenti a seconda dell'angolatura da cui vengono osservate.( ancora presenza del paradosso).
La stessa sensazione si ha prendendo in considerazione il teorema di Godel che analizzando i "Principia mathematica" di Russell e Whitehead arriva alla formulazione del suo teorema di incompletezza in base al quale un principio matematico pur esistendo non può essere dimostrato (quindi ancora presenza del paradosso).
Da qui nasce l'astratta analogia che ho individuato tra il paradosso dell'idea pensata e contro-pensata nel suo opposto e le conclusioni cui è giunto ofstadter.


Quali sono i tuoi progetti letterari, ci anticipi qualcosa?
Ho in "cantiere" altri due libri, uno fantastico al quale ho già attribuito un nome:" Il piede di Pomme", sì, così si intitolerà il libro; Pomme è la mela in francese.
Il libro parla di una donna (Pomme) che ha bisogno di cambiamento per uscire dal pantano in cui si è cacciata nella vita ed allora decide di interloquire in maniera fantastica  ed immaginaria con il suo piede per ricevere da lui  consigli su come comportarsi per risolvere i suoi problemi. L'altro è un resoconto umoristico di alcuni viaggi fatti nel corso della mia vita.

Ti saluto e ringrazio. Vuoi aggiungere qualcosa?
Mi piacciono le situazioni paradossali, infatti attraverso il paradosso si possono esplorare dei campi sconosciuti e misteriosi. Il paradosso inoltre aiuta talvolta a risolvere situazioni  molto delicate.
 Infine penso quanto di peggio e cose  SPAVENTOSE ED IMPRONUNCIABILI nei confronti di chi pratica la vivisezione contro gli animali e nei confronti dei bracconieri dei piccoli delle foche.

Commenti

  1. Quale struttura migliore della fuga per tentare di illustrare il "percorso" di un'idea nella proprima mente?
    Bel lavoro Sergio, attendiamo i prossimi libri...

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