INTERVISTA allo scrittore Franco FORTE
Ciao Franco è un piacere poterti ospitare nel mio blog.
Benvenuto e grazie per la tua disponibilità.
Grazie a te per ospitalità sul tuo bel blog.
Sei giornalista,
direttore di Writers Magazine
Italia, sceneggiatore e traduttore, oltre che scrittore di successo. Cosa
rappresenta e quanto è importante per te la scrittura? E quando hai capito che
scrivere sarebbe stata la tua professione?
La scrittura (insieme alla
lettura) è tutto, per me, fin da quando ero bambino. Non si tratta solo
dell’esigenza di comunicare con il mondo che mi circonda, ma anche di dare
sfogo all’universo multiforme di immagini, emozioni e pensieri che si agita
dentro di me ogni volta che leggo un libro, che vedo un film o una serie TV. Il
mio cervello è una continua fucina di idee, e si interroga senza sosta per
capire se una tale storia avrebbe potuto essere scritta in un certo modo
piuttosto che in un altro, se una tale scenda di un film poteva essere scritta
per trasmettere emozioni diverse e così via. Una continua “critica” (a fini
positivi e propedeutici per il sottoscritto) a quello che producono gli altri,
che mi porta a esprimermi in autonomia, per dare vita a quello che penso non ci
sia e che avrei voluto leggere o guardare al cinema o alla TV.
Tutto questo è diventato una
professione quando ho capito che il lavoro per cui avevo studiato (l’ingegnere)
e per cui avevo iniziato una carriera ad alto livello, non era in grado di
darmi le soddisfazioni che desideravo. Così ho piantato tutto, un lavoro come
direttore tecnico di una grande azienda, un lauto stipendio, una segretaria al
mio servizio, la macchina aziendale e tutte queste belle cose (fin troppe per
un ragazzo di 28 anni) e mi sono messo a fare il giornalista freelance per vari
quotidiani locali, a 12mila lire lorde al pezzo. Mio padre è sopravvissuto a
stento al colpo, ma per fortuna è una persona in gamba e presto ha capito che
non sarei durato molto con giacca e cravatta, e adesso si gode la soddisfazione
di vedere realizzato il sogno suo figlio: non per niente è il mio primo e più
severo lettore.
Il tuo
primo romanzo Gli eretici di Zlatos è uscito nel 1990. Che ricordo hai di questo
tuo esordio?
Bellissimo, ovviamente. Ero
proprio in quel travagliato periodo che ho descritto sopra (io sono nato nel
1962), e mi ha dato l’energia (e la consapevolezza delle mie capacità)
sufficiente per andare avanti e non pentirmi mai di avere abbandonato la “via
tradizionale” del lavoro sicuro a tempo indeterminato per tuffarmi nella
giostra dei giornalisti freelance, sempre a caccia di qualcuno disposto a
pubblicarti.
Quando, ancora adesso,
prendo quel libro dallo scaffale, assaporo le emozioni di quei giorni, e la
sensazione di meraviglia e di completezza che quel modesto romanzo di
fantascienza mi ha dato. Da lì è partito tutto, e adesso sorrido all’idea che
il proprietario dell’Editrice Nord di allora, il primo che mi ha dato fiducia e
spronato verso il mondo della scrittura narrativa, è quello stesso Gianfranco
Viviani con cui adesso condivido la casa editrice Delos Books, di cui entrambi
siamo soci e direttori di collana.
A quanto pare, il destino ha
sempre un suo disegno nel cassetto, pronto a essere estratto per ciascuno di
noi.
Carthago, Operazione Copernico, La compagnia
della Morte sono solo alcuni dei titoli pubblicati con Mondadori. Qual è il
genere che preferisci scrivere e quale leggere? Perché?
Io leggo di tutto, come
credo che dovrebbe fare chiunque aspiri a scrivere. Leggo per lavoro e per
diletto, e ormai fatico a distinguere le due cose, però non mi fermo mai, perché
altrimenti crollerebbe parte di quell’universo di immagini e emozioni che
solletica sempre la mia fantasia e la mia voglia di esprimermi.
Per ciò che riguarda invece
la scrittura, negli anni ho seguito diversi percorsi, partendo con la
fantascienza e compiendo escursioni nel thriller, nel giallo e nella spy story,
oltre che nel romanzo storico. Ma ho anche scritto romance, per un certo tempo,
soprattutto racconti e romanzi brevi sulle riviste femminili, con lo pseudonimo
di Claretta Bellisari. Adesso mi sto creando un’identità forte e ampiamente
riconosciuta dal pubblico come scrittore di romanzi storici, e questa strada mi
affascina molto, perché riunisce un po’ tutte le caratteristiche della
narrativa che ho scritto in passato: c’è la meraviglia e il sense of wonder della letteratura
fantastica, e c’è il pathos e la tensione del miglior thriller, così come ci
sono le emozioni e le passioni del romance o del mainstream.
Poi coltivo una passione
personale per la spy story, che si esprime con la serie di Stal per
Segretissimo di Mondadori, un personaggio molto particolare, che mi ha permesso
di venderne i diritti di sfruttamento cinematografico a uno dei più grandi
produttori hollywoodiani, Dino De Laurentiis. A gennaio uscirà il secondo libro
della serie, “L’ombra dei ghiacci”.
Di
prossima uscita il tuo nuovo romanzo I bastioni del coraggio edito sempre da Mondadori. C’è una
sfumatura nuova però… Ti va di parlarci un po’ di questo tuo nuovo libro?

In questo romanzo,
l’esperienza nel romance di Claretta Bellisari si è dimostrata molto importante,
perché mi ha permesso di ideare due grandi, drammatiche ma straordinarie storie
d’amore, che percorrono il romanzo in tutto il suo percorso, e che sono
convinto potranno appassionare moltissimo il pubblico femminile, che di solito
rifugge dai romanzi storici pensando che ci siano solo guerrieri, battaglie e
personaggi concettualmente maschili.
Nei “Bastioni del coraggio”
non è così, e io spero che le donne possano apprezzare questa vena romantica
(ma anche problematica, difficile, sofferta) che imbeve tutto il romanzo, e che
porterà a sviluppi emozionanti e imprevedibili.
Chi è
Franco Forte nella vita di tutti i giorni?
Il marito di una splendida
moglie, di cui è pazzamente innamorato, il padre di due bellissimi bambini di 9
e 11 anni, e un professionista della scrittura che si destreggia fra romanzi,
sceneggiature, articoli giornalistici, la direzione di diverse riviste e la
conduzione di una casa editrice. Gli impegni certo non gli mancano…
A
quale dei tuoi libri ti senti più legato e perché? Qual è il primo libro che
hai letto?
Io mi sento legato in modo
diverso ma sempre paritetico con tutti i libri che ho scritto, dal primo
all’ultimo. Sarebbe come chiedermi a quale dei miei figli mi sento più legato.
Per ciò che riguarda il
primo libro che ho letto, credo sia stato “20.000 leghe sotto i mari”, ma non
ci giurerei.
Ti
ringrazio molto e ti saluto. Vuoi aggiungere qualcosa?
Un ringraziamento a te e a
tutte le lettrici del tuo blog. Nella speranza che qualcuna avrà il desiderio e
la curiosità di leggere “I bastioni del coraggio” e farmi sapere che cosa ne
pensa. Ritengo fondamentale, infatti, il parere femminile su qualsiasi libro
che scrivo.
Per seguire l'autore attraverso il suo sito CLIKKA QUI
Tra breve partirà anche il giveaway legato al libro "I bastioni del coraggio "di prossima uscita!
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