Intervista: Tiziana Cazziero e il suo "E tu quando lo fai un figlio? Diario di una maternità negata"

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Titolo: E tu quando lo fai un figlio? Diario di una maternità negata
Autore: Tiziana Cazziero
Editore: Self-Publishing


Sinossi:
Lei è un’esponente dell’alta finanza, lui un artista, si sono conosciuti in giovane età ed è nata una bella storia d'amore. Si sono sposati credendo di aver raggiunto la felicità. Tutto però non sempre è come sembra, quando pensi di poter avere quello che vuoi, arriva sempre un imprevisto che può sconvolgere i tuoi piani. I soldi non fanno la felicità, aiutano, ma non sempre sono la risposta ai grandi tormenti della vita. Lo sanno bene Luisa e Leonardo in cerca di un bambino che non vuole arrivare; hanno i mezzi finanziari per avere il meglio della medicina e le cliniche più esclusive, ma i soldi non possono essere la risposta a tutto. La storia racconta la lunga trafila che una coppia deve affrontare quando decide di avere un bambino e si scontra con il muro dell’infertilità. La vicenda è narrata in chiave ironica in prima persona dalla protagonista femminile: Luisa è una donna forte e sicura di sé, ama suo marito, un uomo che in quanto artista, ha i suoi lati comico drammatici che regalano alla storia ilarità e spensieratezza. Il tutto è accompagnato dalla descrizione degli eventi da parte di Luisa, che dall’alto della sua posizione di donna in carriera nel mondo ostico della finanza, deve scontrarsi con verità lavorative e famigliari dure e nemiche della sua salute mentale. Che cosa accade all’interno di una coppia quando un bambino non arriva? Una coppia potrebbe avere tutto, ma non riesce ad avere ciò che desidera davvero: un bambino.
Tanti cambiamenti attendono un uomo e una donna che si scontrano con questo mostro chiamato infertilità, riusciranno a sconfiggere il nemico? Si può accettare la sterilità ed essere felici? Tra cene famigliari discutibili e viaggi della speranza, Luisa e Leonardo ci raccontano come affrontare questo dramma senza rimanerne vittima.


Ciao Tiziana, e grazie per la disponibilità. Ma è proprio vero che appena due si sposano si sentono chiedere quando avranno un bambino?
Ciao e grazie a te e a tutta la redazione per questo spazio.  Purtroppo sembra di sì. Lo dico per esperienza personale e anche per sentito dire da amici e parenti vari. Ma non è finita, oggi ho una bambina e sento spesso: a quando il fratellino o sorellina? Un tormentone, mi vien da dire, che non finisce mai.

Hai scritto questo libro sulla maternità negata, ma lo hai fatto in chiave ironica. Può un argomento come quello che tratti essere visto con ironia?
Scriverlo in chiave ironica è stata una scelta ponderata dalla sottoscritta. Ho vissuto sulla mia pelle cosa significhi “maternità negata”; l’argomento è doloroso, forte e talvolta incomprensibile per molti. Ho cercato di smorzare i toni, scrivendo una storia tratta da una storia vera, la mia, però non volevo raccontare melodrammi o cose simili. Volevo regalare qualcosa di diverso al lettore, anche per avvicinare a questo tema persone lontane da questa realtà. Un modo per parlare d’infertilità diverso, nella speranza comunque di attirare l’attenzione di lettori inconsapevoli; non c’è nulla di divertente nel non poter avere un bambino e il calvario, perché si tratta di questo, è ostico, lungo, costellato di strade in salita, ma l’intento è stato quello di regalare un sorriso a chi sconosce questo tema e poterlo comunque conoscere. E poi, credo che le difficoltà debbano essere affrontate con un sorriso, è quello che ho fatto io. Soffrendo e disperandomi in alcuni momenti, ma senza dimenticare la possibilità e la capacità di sorridere.

Luisa e Leonardo hanno tutto, ma non riescono a diventare genitori. Come vivono questa vana ricerca?
Sono due personaggi opposti eppure legati non solo da un sentimento di amore, ma anche dal desiderio di coronare la loro unione, come molte coppie, con l’arrivo di un bambino.  Sono persone benestanti, hanno studiato e faticato tanto per raggiungere gli obiettivi lavorativi e, quando finalmente pensano di allargare la famiglia, l’impossibilità di concepire un bambino cade come un macigno sulle loro teste. Cercano di farsi coraggio, ma non è facile. Sebbene cerchino di non farsi schiacciare da questo malessere fisico e interiore, riuscirci è difficile, sono tanti i momenti di sconforto. Lottano, nonostante i drammi, lottano e sperano.

Quando è nata l’idea di scrivere il libro?
Il libro è nato diversi anni fa’ ancor prima di avere mia figlia ma era diverso da come poi l’ho pubblicato. Scrivevo un diario nei miei momenti bui per esorcizzare questo problema, ma era un raccontare dei miei drammi. Poi nel luglio del 2013 ho ripreso il testo e trasformato nel romanzo disponibile oggi ai lettori. Non volevo, come ho detto, raccontare qualcosa di triste; così ho riscritto il mio diario trasformandolo in un romanzo con personaggi inventati, inserendo situazioni e aneddoti famigliari esilaranti per regalare un sorriso, nonostante il tema serio e gravoso.  Ho sempre voluto scrivere qualcosa sull’infertilità e pubblicarla ma fino a quel momento, non mi sentivo pronta ad affrontare serenamente un testo del genere.

Il messaggio che ne esce è in qualche modo di speranza?
Sì, la speranza è l’ultima a morire, ma lo è in ogni momento della vita e con problematiche differenti non solo legate all’infertilità.

Hai riscontrato interesse da parte delle lettrici, come sono stati i feedback?
Devo dire che questo libro mi sta regalando tante soddisfazioni. Inizialmente lo avevo mandato a un editore, importante nel settore, la risposta un po’ mi ha lasciata perplessa. Mi dissero, nonostante fosse interessante, che purtroppo per loro non era commerciale. Un prodotto non alla moda, forse, e lontano dalle mode del momento. Mi aveva un po’ demoralizzata questa risposta, ma come spesso accade, non mi sono data per vinta e ho pubblicato in self e, devo dire, che è andata benissimo. Sono trascorsi undici mesi dalla pubblicazione e ancor oggi registro vendite, messaggi e consensi dei lettori. Mi hanno scritto in privato molte persone afflitte da questo malessere, complimentandosi per il coraggio e ringraziandomi per averlo pubblicato. Molte persone si sono rapportate in modo differente con conoscenti “vittime” dell’infertilità, lo hanno confessato apertamente ed è stato questo, per me un bel messaggio. Ogni tanto è salito in classifica generale su amazon e ancor oggi sale e scende in quella di settore. Sono contenta dei lettori, forse non arriva alla massa perché di norma sembra che si ricerchino storie diverse, più romance probabilmente, ma per me è stata una bella vittoria. Colgo l’occasione per ringraziare tutte le persone che mi hanno seguita in questo progetto, letto e recensita.

Questo libro è un’edizione self, sia digitale che cartacea. Perché questa scelta e come ti sei trovata?
A questa domanda ho risposto in parte sopra. Lo avevo presentato a un editore, come dicevo, ma forse volevano un prodotto più alla moda, che favorisse il marketing. Da self, ripeto, mi sono trovata benissimo e ho pubblicato anche la versione cartacea, apprezzata anche quella, che ha registrato diverse vendite anche in quel formato.

Da lettrice che genere preferisci e quale libro hai sul comodino?
Io leggo tutti i generi o quasi. Amo i drammatici, essendo soprattutto un’autrice romance drammatica, questo genere mi attira maggiormente rispetto agli altri. Sul comodino adesso ho un Harmony acquistato  al supermercato e, in verità, ho anche altri testi, leggo diversi libri contemporaneamente. Al momento ho in lettura il romanzo di Silvia Kant, e poi Tessa e Basta di Susanna De Ciechi, un romanzo sulla guerra del Kosovo tratto da una storia vera. Per cui come vedi, leggo generi del tutto differenti. Amo anche i gialli, i noir e i fantasy; mi piace spaziare sia come lettrice e come autrice e ovviamente non mancano gli Humour.
                                     
Bella la copertina! Quanto è importante per il successo di un libro?
La copertina inevitabilmente è il biglietto da visita. Poi possiamo dire che il contenuto è importante per il futuro e il passaparola del romanzo, è senz’altro vero, ma il primo impatto è legato alla copertina. Questa deve attirare subito l’attenzione di un lettore, sia in libreria e sia su un video smanettando nei vari store online come Amazon. Io l’ho fatta creare da una grafica conosciuta sui social, molto brava e ha indovinato subito cosa volessi per il mio libro.

Progetti per il futuro? Raccontaci.
Al momento sono alle prese con un altro tema impegnativo, il 15 giugno uscirà “Amore Tormentato”, un romanzo che tratta la violenza sulle donne, un romance drammatico. Sto ultimando le ultime fasi dell’editing e poi comincerò a chiedere ai vari blog le prime anteprime. Sono emozionata anche per questa storia, ci lavoro dallo scorso anno e spero di non deludere i lettori. Il tema mi rendo conto che possa apparire forte, ma mi piace affrontare situazioni difficili, complicate; è una bella sfida anche questa, speriamo bene.

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Editorial(e) di Irene Pecikar - Riflessioni sulla maternità  


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Commenti

  1. Ho letto l'intervista e mi ha incuriosito la voglia di affrontare con ironia di un tema così doloroso. Conosco donne che per l'impossibilità di diventare mamme sono andate in depressione, altre che pur non essendo arrivate a tanto hanno comunque perso il sorriso. E' vero, la maggior parte di noi ha questo innato istinto alla maternità che se non viene soddisfatto può trasformarsi in un vero incubo.
    Amanda Foley
    mail: corinne.marangoni@gmail.com

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