recensione: LA BAMBINA DAGLI OCCHI DI CIELO - BARBARA MUTCH
Titolo: La bambina dagli occhi di cielo
Autrice: Barbara Mutch
Pagine: 381 pag.
Editore: Corbaccio
Trama: Cathleen Harrington lascia l'Irlanda nel 1919 e si trasferisce in Sudafrica per sposare l'uomo che ama, ma che non vede da cinque lunghi anni. Isolata e straniata in un ambiente così diverso da quello a cui era abituata, cerca conforto nella musica del suo pianoforte e nell'amicizia con la governante e con sua figlia Ada. In loro trova quell'amore e quella comprensione che la sua stessa famiglia non sembra poterle offrire. Sotto la guida di Cathleen, la piccola Ada, dotata di uno straordinario talento, diventa un'abile pianista e una lettrice vorace, anche di quel diario che Cathleen tiene gelosamente nascosto e in cui confida tutti i suoi segreti... E quando, passati gli anni, Ada suo malgrado tradirà la fiducia di Cathleen e sarà costretta ad abbandonarne la casa dove è stata allevata per scomparire nel nulla, Cathleen farà di tutto per ritrovarla nel nome di un'amicizia che oltrepassa il tempo, i rancori, lo status sociale.
Recensione a cura di Stefania Scarano:
Ada è nata nella casa in cui sua madre lavorava come governante e lì è rimasta a sua volta a lavorarci tranne un breve periodo.
Ada è di colore e vive in Sudafrica dove la segregazione razziale non è ancora stata legiferata ma si sente nell'aria e non ha idea di chi sia suo padre ma a nessuno la cosa sembra strana perchè lì i padri spesso sono di passaggio ma i figli sono sempre visti come una benedizione.
La Madam, ovvero la padrona di casa Mrs Harrington, è sempre stata buona con Ada e sua madre tanto che lei porta il nome della sua adorata sorella minore lasciata in Irlanda. Dopo un periodo difficile la Madam va in città dalla figlia, al suo rientro Ada non è più in casa, non capisce perchè e non se ne da pace.
Intanto Ada si rifugia dall'unica parente che conosce, lavora per una stuioia sul pavimento ma, sagacemente, riesce a cogliere l'occasione di diventare un'insegnante di piano in una scuola vicina visto che la Madam le aveva insegnato a leggere, scrivere e suonare il piano.
Ada da alla luce una bambina con gli occhi color del cielo e la pelle più chiara, è evidente cosa sia accaduto ma non vuole rivelare a nessuno chi sia il padre della piccola per non incappare nelle sanzioni della politica dell'apartheid e per vergogna verso se stessa.
Mrs Harrington riuscirà a riportare Ada a casa e lì ella resterà, nonostante le molte difficoltà, fino alla vecchiaia.
L'ingenuità e l'ignoranza di Ada ce la presentano come una ragazza sprovveduta che non sa come vadano le cose nel mondo, vissuta sempre tra le mura di Cradock House e con un senso si appartenenza a quel luogo e alla famiglia che lo abita che va oltre la lealtà e diventa senso di possesso. Nonostante tutto, è lì che Ada vorrebbe morire, lucidando l'argenteria come sua madre ed è lei a raccontarci la sua storia, dall'inizio alla fine.
Un libro molto toccante ma non strappalacrime, ha la capacità di entrare nel cuore e nella mente e non si riesce a staccarsene, personalmente ho finito di pensarci anche la notte quando continuavo la storia nella mia mente prima di leggere come effettivamente proseguiva.
Oltre alla storia personale di Ada e delle persone a lei vicine c'è un pezzo di storia comune a molti Sudafricani, bianchi e neri che solo da pochi anni hanno trovato la pace anche grazie a uomini come Nelson Mandela.
poco coinvolgente, ben scritto ma povero di concetti che aggiungano qualcosa di straordinario al lettore più critico
RispondiEliminapoco coinvolgente, ben scritto ma povero di concetti che aggiungano qualcosa di straordinario al lettore più critico
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