Recensione: IL MIO PICCOLO PRINCIPE - ANNA GAVALDA

Titolo: Il mio piccolo principe
Autrice: Anna Gavalda
Pagine: 214 pp.
Editore: Frassinelli
Trama: "Franck si chiama Franck perché sua madre e sua nonna adoravano lo swing raffinato di Frank Alamo e io mi chiamo Billie perché mia madre impazziva per Michael Jackson. Inutile dire che nella vita non partivamo con le stesse madrine e non eravamo programmati per frequentarci...". Evidentemente Franck e Billie non sono fatti per cantare le stesse canzoni, e in più hanno tutti i numeri per far pensare che il loro futuro non sarà roseo: fisicamente, moralmente e intellettualmente. Sono diversi dagli altri. Lui è un ragazzo troppo delicato e sensibile che ama il teatro, i libri e non tollera il gregge conformista. Lei è prorompente, chiassosa, disperatamente povera, la scuola le sembra una galera. E il gregge non la tollera. Una coppia di ragazzini improbabile e fuori dal coro che sembra destinata all'emarginazione. Finché un bel giorno (il primo di una lunga serie) si incontrano. Si trovano grazie alla pièce teatrale che la prof assegna loro come saggio di fine anno, una sfida che pare impossibile, ma che i due ragazzi raccolgono con il coraggio dei leoni. È solo l'inizio di una serie di battaglie che Franck e Billie combatteranno, e vinceranno, uniti, contro tutto e tutti, in nome di un sentimento tanto profondo quanto disperato. "Il mio piccolo principe" non è altro che una storia d'amore tra due brutti anatroccoli che, a forza di costringersi l'un l'altro a tener la testa alta e dirsi che sono belli, finiscono per diventare due magnifici cigni.

Recensione a cura di Stefania Scarano:
Billie si trova nel mezzo della natura col suo amico Frank, lei ha un braccio messo male e lui non riesce a muoversi e poco dopo perde i sensi. Nell'attesa che passi la notte, rivolgendosi alle stelle, Billie rievoca il suo rapporto con Frank.
Entrambi erano emarginati sin da bambini, si sono trovati alle medie e solo prima che finissero hanno stretto amicizia, grazie ad una commedia da rappresentare insieme.

Billie ha un linguaggio da ragazzaccia, è lei che racconta la loro storia per cui verbi e punteggiatura non seguono le regole della grammatica, il tutto appare come un lungo flusso di coscienza.

Ad un certo punto la stessa vita di Billie e Frank sembra una commedia, i due si perdono durante l'adolescenza per poi ritorvarsi in modi bizzarri.

Diventati giovani adulti, finalmente sono realizzati nel lavoro e vivono a Parigi come sognavano eppure a loro manca il senso di famiglia, le loro infanzie sono state diverse ma ugualmente difficili infatti.

Ma come ci sono finiti lì sperduti e mezzi rotti? Bisogna arrivare verso la fine per capirlo.

Anche la loro, in fondo, è una storia d'amore perchè l'amore può essere di mille forme come sappiamo.

Il titolo, come potrete supporre, si ispira al capolavoro di Antoine de Saint-Exupéry, anche in questo caso le stelle nascondono misteri e vita, in un certo senso.

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