Rossella Farinotti - IL QUADRO CHE VISSE DUE VOLTE

Morellini Editore ci segnala un interessante e particolare libro in uscita in questi giorni.
Sapevate che la casa del film Psycho di Alfred Hitchock è ispirata a una tela di Hopper?
E che in Senso Luchino Visconti cita Francesco Hayez nella scena del bacio?

L’elenco dei registi che, in modi diversi, hanno attinto a piene mani nella storia dell’arte è davvero lungo: Fellini, Kubrick, Ridley Scott, Ford e così via.

A metterli in ordine ci ha pensato Rossella Farinotti nel suo ultimo libro, in uscita in questi giorni, Il quadro che visse due volte. Un viaggio appassionante tra citazioni, omaggi, biografie celebri, aneddoti e curiosità di un’autrice che unisce un grande amore per il grande schermo (insieme al padre, Pino Farinotti, da cinque anni cura uno dei più noti Dizionari del cinema) alle sue competenze di critica d’arte.
 

di Rossella Farinotti
 
Il quadro che visse due volte
 
come l'arte influenza il cinema
 
 
Titolo: Il quadro che visse due volte
Autore: Rossella Farinotti
Editore: Morellini Editore
Pagine: 176
 

Hitchcock, Visconti, Ford, Dreyer, Saura, Scott, Minnelli, Kubrick. Sono registi, maestri assoluti. La loro estetica è riconoscibile e magica. Fotogrammi che si assestano nella memoria di chi li ha visti, e lì rimangono. E poi la cultura di oggi, da Mario Schifano a Andy Warhol, da Kim Ki Duk a David Lynch.
Perché questi autori si sono affidati ad altri maestri, quelli della pittura, hanno riconosciuto la prevalenza di quell’arte nobile e hanno portato, nei loro film, quel grande valore aggiunto.
Hitchcock ha esplorato Hopper e Dalí: l’inquietante casa di Psycho e le immagini oniriche di Io ti salverò. Visconti ha attinto da Hayez: il famoso bacio in Senso. Il gladiatore di Ridley Scott è semplicemente un dipinto di Gerome. Kubrick ha "ricostruito" gli inglesi del Settecento, come Hogarth, in Barry Lindon e mostrato opere contemporanee (Brancusi o Mel Ramos) in Arancia meccanica. John Ford ha "rifatto" Remington, gran pittore del west in Sentieri selvaggi. Saura anima Goya (La fucilazione sulla montagna) nel suo Goya. I personaggi di Dreyer in Dies irae scendono letteralmente dai quadri di Rembrandt. Artisti come quelli citati, applicati ai film: dunque "scenografi" strepitosi, irripetibili, non più rintracciabili. Non sarebbero bastati… gli Oscar.
 
 
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