Edith Bruck - QUANTA STELLA C'E' NEL CIELO
Uscito con Garzanti, il romanzo di Edith Bruck che ha ispirato il film di Roberto Faenza: Anita B.
di Edith Bruck
Quanta stella c'è nel cielo
Il dopoguerra negli occhi di una sopravvissuta
Il dopoguerra negli occhi di una sopravvissuta
Autore: Edith Bruck
Editore: Garzanti
Pagine:200
Quanta goccia c'è nell'oceano?
Quanta stella c'è nel cielo?Quanto capello sulla testa dell'uomo?
E quanto male nel cuore?
Sándor Petöfi
«Quanta
stella c'è nel cielo» non è un errore, è il primo verso di una ballata amara
del giovane Petöfi, il grande poeta ungherese. Quei versi sono tra le poche
cose che Anita porta con sé, insieme a molti ricordi laceranti.
Anita
non ha ancora sedici anni. È una sopravvissuta ai campi. È bella, è sensibile,
le prove della vita le hanno tatuato l'anima. Sta fuggendo da un orfanotrofio
ungherese per andare a vivere a casa di una zia, Monika. Eli, il giovane
cognato di Monika, è venuto a prenderla al confine per accompagnarla nel
viaggio in Cecoslovacchia, dove si ritrova clandestina in un mondo ancora in
subbuglio.
Ma
tutto questo a Eli non interessa: lo attira solo il corpo di quella ragazza e
già sul treno, affollato di una moltitudine randagia, inizia a insidiarla in un
gioco cinico e crudele.
Quanta stella c'è nel cielo è un romanzo dai risvolti inattesi.
Racconta come si
possa tornare dalla morte alla vita. E come, a volte, il cammino per ritrovare
la speranza possa seguire trame imprevedibili. Protagonista, intorno ad Anita,
è un'umanità dolente, alla ricerca di una nuova esistenza: c'è chi vuole
dimenticare e chi vuole ricordare, chi mette radici e chi si imbarca per la
terra promessa, chi vuole rifiutare per sempre ogni violenza e chi invece pensa
che l'unico dovere è, dopo tutto, imbracciare il fucile per non essere mai più
vittima.
Edith
Bruck offre in queste pagine la storia palpitante di un'epoca cruciale del
dopoguerra, quando tutto era in fermento tra mille difficoltà.
Un'altissima
meditazione sulla speranza, sulla straordinaria forza e fragilità di chi va
verso una rinascita.
E la
grande capacità della Bruck è il risvegliare violente emozioni nel lettore.
È stato Furio Colombo a suggerirmi di leggere il
libro.
Un po’ mi spaventava una storia così forte.
Quando ho finito di leggerlo, ho avuto una crisi di
pianto. Mi ha sconvolto.
Roberto Faenza – Regista
È un vero romanzo di formazione.
Liliana Cavani - Regista
*****
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