"Tre donne, una domanda" di Giuliana Kantzà
Dall’autrice di Come
uccidono le donne arriva il nuovo libro
di
Giuliana Kantzà
TRE DONNE, UNA DOMANDA
Hannah Arendt
Simone Weil
Edith Stein
Autore: Kantzà Giuliana
Titolo: Tre donne, una domanda
Sottotitolo: Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein
Titolo: Tre donne, una domanda
Sottotitolo: Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein
Editore: Ares Edizioni
Pagine: 328
Codice ISBN: 978-88-8155-559-8
Pagine: 328
Codice ISBN: 978-88-8155-559-8
Tre
donne straordinarie, tre filosofe eversive e in anticipo sui tempi, e una
singolare simmetria che attraversa i loro percorsi con una domanda: cosa vuole una
donna?
Hannah Arendt, Simone Weil ed Edith
Stein tornano a vivere le loro passioni per la politica, la società, la
giustizia, la lotta sindacale, l’inquieta ricerca di una trascendenza e la
mistica nel nuovo libro della psicoanalista lacaniana Giuliana Kantzà edito da
Edizioni Ares e presente in tutte le librerie: una riflessione appassionata e
profonda che, attraverso la viva voce e la vita di queste tre grandi donne,
indaga l’animo femminile, l’angoscia della devastazione amorosa, l’opposizione
alla guerra e al male, la ricerca di una trascendenza e il ruolo unico e
specifico della donna nella società.
Allieve di illustri maestri,
Heidegger per Annah Arendt, Alain per Simone Weil e Husserl per Edith Stein,
tutte e tre le filosofe trovarono una via autonomia di pensiero, indagando e
snidando le contraddizioni dei loro antichi maestri. Preziosa la loro
testimonianza per la donna contemporanea, troppo spesso irretita dal “fare come
un uomo” negandosi la specificità che la individua, il suo essere “non tutta”
nella legge, che la pone più vicina all’essere, all’amore, al godimento e che
la rende testimone che dunque “una via altra” è possibile.
La loro diversità di donne si
raddoppia nella diversità della loro appartenenza: ebree in un momento storico
in cui essere ebrea era vietato. Per Hannah Arendt l’appartenenza ebraica è il
filo conduttore del suo lavoro, elaborato nella filosofia e nella politica;
Simone Weil negò talora con violenza l’appartenenza al popolo ebraico,
denominato il popolo della Grossa Bestia e colpevole, insieme a Roma, di esser
stato l’anticipatore di Hitler, ma forse proprio in questa condanna feroce è
possibile leggere la peculiarità della sua appartenenza; per Edith Stein il
“noi ebraico” si trasforma in un legame mistico di continuità tra giudaismo e
cattolicesimo.
BREVE PROFILO DELLE TRE FILOSOFE
Hannah Arendt nasce a Linden nel 1906 in una famiglia ebrea
appartenente all’elite colta e borghese. Dopo il diploma di maturità, si
iscrive all'Università di Marburg dove fu allieva del giovane filosofo Martin
Heidegger con cui intratterrà un rapporto intenso (anche sentimentale) per
l'intero arco della vita. Si laurea in filosofia ad Heidelberg sotto la guida
di Karl Jaspers con una dissertazione su "Il concetto di amore in
Agostino". Dopo l'avvento al potere del nazionalsocialismo e l'inizio
delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, Hannah Arendt
abbandona la Germania
e si trasferisce a Parigi. Nel 1940 sposa il poeta e filosofo tedesco Heinrich
Blücher, con cui emigra, dopo l'invasione tedesca della Francia, insieme alla
madre, negli Stati Uniti. Tra i suoi scritti principali, Le origini del totalitarismo (1951) in cui analizza le specificità
e la dinamica dei sistemi totalitari, testo imprescindibile a ogni analisi
politica moderna.
Simone Weil nasce a Parigi nel 1909 in una famiglia
ebraica borghese e colta. Fu studentessa di Alain all'Ecole Normale Supérieure
e insegnante di filosofia in vari licei. Militante comunista, nel 1934, spinta
dall'esigenza di conoscere direttamente le condizioni di vita dei lavoratori,
troncò la professione per lavorare come operaia alla Renault di Parigi.
Fiaccata dalla salute malferma, abbandona l'officina e parte per la guerra
civile in Spagna dove si unisce alla colonna anarchica guidata dal leggendario Durruti,
accettando anche i servizi della cucina, ma in seguito a una grave ustione a un
piede, rientra in Francia. In seguito all’occupazione della Francia e alla
persecuzione contro gli ebrei diventata più feroce, si rifugia con la famiglia
negli Stati Uniti. Poco dopo, però, torna in Inghilterra, dove nel 1943 muore a
soli 34 anni. Tra i suoi scritti: Cahiers,
pagine e pagine in cui scrive le sue riflessioni; La condition ouvrière in cui pone la questione esistenziale
dell’uomo in fabbrica, schiacciato e schiavo; L’enracinement: prélude à une déclaration des devoirs envers l'être
humain in cui fissa la necessità di ancorare il fondamento dei principi
morali nella sfera religiosa.
Edith Stein nasce a Breslavia nel 1891 da
una famiglia ebrea, fu docente universitaria a Friburgo come assistente di
Husserl. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, prestò servizio volontario
nella Croce Rossa e rimase profondamente colpita dal dolore e dalla sofferenza
dei soldati. La lettura dell’autobiografia di Santa Teresa D’Avila la condusse
al cristianesimo e alla clausura nel convento carmelitano di Colonia dove prese
il nome di Teresa Benedetta della Croce. Per sottrarla alle persecuzioni
naziste fu mandata da Colonia in Olanda dove venne arrestata. Morì ad Auschwitz
nel 1942. Tra i suoi scritti: Dalla vita
di una famiglia ebra, autobiografia che testimonia l’inquietudine che
l’accompagna e il forte sentimento di appartenenza al mondo ebraico.
A PROPOSITO DI
GIULIANA KANTZÀ
Psicoanalista e membro A.M.E.
della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e dell’Associazione Mondiale di
Psicoanalisi, Giuliana Kantzà ha insegnato Psicologia Clinica all’Università
Statale di Milano. Docente all’Istituto Freudiano di Milano, è autrice di
diversi testi, tra cui “Althusser, il filosofo uxoricida”, “Passione dell’amore
e passione dell’odio”, “Come uccidono le donne”, “Il nome del Padre nella
psicoanalisi. Freud, Jung, Lacan”. Giuliana Kantzà vive e lavora a Milano.
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