Piero Cipriano - La fabbrica della cura mentale

L'establishment psichiatrico definisce il nostro lavoro come privo di serietà e rispettabilità scientifica. Il giudizio non può che lusingarci, dato che esso ci accomuna, finalmente, alla mancanza di serietà e di rispettabilità da sempre riconosciuta al malato mentale e a tutti gli esclusi.
Franco Basaglia
di Piero Cipriano
La fabbrica della cura mentale
- diario di uno psichiatra riluttante -


Titolo: La fabbrica della cura mentale
Autore: Piero Cipriano
Editore: Elèuthera
Pagine: 176
A distanza di decenni dall'approvazione della legge 180, che sanciva la fine del manicomio, Cipriano ci racconta cos'è oggi un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura. Se il manicomio ricordava un campo di concentramento, l'attuale spdc ricorda una fabbrica, dove lo psichiatra è il tecnico specializzato addetto alla catena di montaggio umana, e il malato la macchina biologica rotta da aggiustare non con la parola ma con il farmaco.
Così, quei luoghi destinati ad accogliere la sofferenza mentale sono diventati le roccaforti di una rinata cultura manicomiale in cui ad apparire socialmente pericolosi sono spesso proprio coloro che avrebbero dovuto garantire la gestione umana ed efficace delle crisi psichiatriche.
Attraverso una carrellata di personaggi, Cipriano ci racconta come il potere del sano sul malato sia ancora gestito in modo totalmente arbitrario e burocratico, tanto da invertire i ruoli: oggi quelli socialmente pericolosi sono proprio coloro che dovrebbero garantire l’accoglimento umano di tutte le situazioni di sofferenza che rendono necessario un ricovero psichiatrico




"Le parole dello psichiatra sono preziose, e infatti si vendono a peso d'oro. Le si conserva per lo studio privato, per i pazienti danarosi, quelli meno gravi e quindi meno sporchi, più colti… insomma, quelli della stessa classe sociale del terapeuta, come si sarebbe detto in altri tempi".

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