Recensione di Siro di Francesco Vidotto
Titolo: Siro
Autore: Francesco Vidotto
Editore: Minerva Edizioni
Pagg.: 163
Recensione
Siro il pastore, Siro il poeta e lo scrittore, ma soprattutto Siro testimone di un’epoca, di un tempo che sembra oramai così lontano da averne perso la memoria, ma che invece l’autore rende ancora vivo e palpitante: due quaderni gualciti trovati per caso in uno scatolone appartenuto al nonno del narratore racchiudono la storia di un uomo vissuto nel secolo scorso in Cadore, fra le dolomiti.
Siro, unico dei suoi fratelli a saper leggere e scrivere grazie a un abbecedario regalatogli da una maestra in vacanza, inizia ad amare la lettura, nonostante la feroce e violenta opposizione del padre abbruttito dall’alcol che considera l’istruzione una perdita di tempo e una distrazione dal gregge che gli era stato affidato. Ma Siro continua di nascosto a leggere i classici che lo appassionano e lo accompagnano e confortano nelle lunghe giornate solitarie fra le montagne. La solitudine lo divora ma un incontro casuale nella piazza del paese gli cambierà la vita - una donna che lo ama per quello che è, cui non importa la sua condizione di pastore, che non è interessata alle differenze sociali e trascorre con lui intere giornate fra le montagne, perdendosi nei fiabeschi paesaggi, nei colori offerti dal passaggio delle stagioni, nei cieli azzurri, nelle notti stellate dove sembra che niente e nessuno possa turbare la quiete e la serenità che solo la natura sa infondere negli spiriti sensibili, negli animi delicati.
Tuttavia le distanze fra i due mondi si fanno sempre più ampie e si spalanca l’abisso fra i due giovani innamorati che sono costretti a separarsi. Per la famiglia di lei le apparenze sono salve, le tradizioni rispettate - mentre la solitudine si riappropria ancora una volta del pastore che riprende a vagare fra i prati con il suo gregge, immalinconito e con un vuoto quasi impossibile da colmare.
Passano gli anni e si avvicendano grandi e piccole tragedie che colpiscono la piccola comunità. Quando, alla fine, tutto sembra perduto Siro fa una scoperta che gli restituisce la speranza e lo conforta nell’ultimo scorcio della sua difficile esistenza.
Siro è un diario, è il racconto di donne e uomini segnati dalla miseria, dalla fame, dai soprusi. Ma è anche la rievocazione di un grumo di storie di gente che sapeva ancora apprezzare le poche cose che la vita aveva da offrire: l’incanto di un cielo notturno, la sensazione del vento che sfiora la pelle, portandosi il profumo del bosco, il canto degli uccelli fra lo stormire delle fronde. Il romanzo è anche un’ode al duro lavoro dei montanari, alla fatica al limite dell’umano per portare a casa quei pochi spiccioli che consentivano una vita dignitosa durante i rigidi inverni cadorini. E’ lo struggente ricordo di amicizie vere e solidali, della completa e totale condivisione dei valori più semplici e genuini.
Un libro che fa bene a tutti, alle giovani generazioni per capire il passato, a quelle più vecchie per riappropriarsi ancora una volta di un tempo perduto nella superficialità del vivere quotidiano.
Maria Irene Cimmino
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