Intervista a SABRINA GREGORI
Ciao Sabrina, benvenuta nel
mio blog e grazie per la tua disponibilità.
Grazie a te per ospitarmi.
Chi è Sabrina Gregori. Ti
racconti un po’?
Sono una persona che ha maturato
negli anni il desiderio di esprimersi attraverso il teatro, il canto e la
scrittura. Recito con la compagnia dialettale QUEI DE SCALA SANTA, studio e
canto con il mio gruppo, cover di musica rock, e scrivo “racconti inquietanti”.
Ho lavorato per diversi anni nel campo della formazione professionale, una
professione che mi ha dato modo di conoscere e socializzare con tante persone,
specialmente facendo docenza. Per cinque anni ho avuto un negozio di cartoleria
e giocattoli. Insomma, il contatto con la gente è stato il mio pane, mi ha
fatto crescere e mi ha insegnato tante cose sui rapporti fra le persone,
elementi che mi hanno aiutato anche nelle mie forme di espressione.
Cosa rappresenta per te la
scrittura?
La scrittura mi dà la possibilità
di concretizzare e fissare sulla carta i prodotti della mia immaginazione, che
è piuttosto fervida, e non si ferma mai, neanche quando io vorrei metterla a
riposo, per fortuna e purtroppo, direi! Mi piace osservare le persone e le
situazioni e immaginare di “andare oltre”, verso gli aspetti più singolari,
nella parte oscura che si nasconde dietro a ciò che vedo…
Sono racconti basati sulla descrizione di situazioni
normali e quotidiane, situazioni in cui ognuno di noi potrebbe trovarsi, che si
trasformano progressivamente in condizioni incredibili e senza via d’uscita. Si
tratta di tre racconti piuttosto diversi tra loro, anche per dimensione (uno
lungo, uno medio e uno corto), accomunati da un elemento onirico piuttosto
forte, che li caratterizza.
Come è nata l’idea di scrivere
racconti alla Stephen King?
È uno scrittore che ho sempre
amato, fin da quando, circa vent’anni fa, un amico mi prestò il suo libro “Le
notti di Salem”. Mi è sempre piaciuto il genere che tratta e, inoltre, amo il
suo modo di descrivere la vita della provincia americana, le condizioni emotive
dei suoi personaggi e la capacità che ha di inchiodare il lettore con un
crescendo di tensione. Probabilmente ho fatto la somma di tre elementi: l’amore
per la scrittura, che nutro da sempre, la preferenza per il genere
“inquietante” e le lezioni del maestro King.
Molto d’impatto la copertina.
Di chi è stata l’idea e la scelta della copertina?
Ti ringrazio, piace molto anche a
me. È stata il frutto di una collaborazione molto efficace con un grande professionista
triestino della fotografia e della grafica, Massimo Goina, e una modella
d’eccezione, anch’essa fotografa, Antonella Rimbaldo. Max ha saputo tradurre in
immagine i miei pensieri e, mettendo assieme le nostre idee, siamo giunti alla
realizzazione di questa copertina dal carattere Hitchcockiano.
Quali sono i tuoi progetti per
il futuro?
Sicuramente continuare a
scrivere, ora che ho preso il “via”, non intendo fermarmi! Ho già in cantiere
il prossimo libro, questa volta un romanzo, che è già a buon punto. Si tratta
di una storia che nasce negli anni Settanta, un’amicizia fra due ragazzini, un
bambino ed una bambina, che abitano nello stesso condominio, e anche in questo
caso ci sono degli aspetti fortemente inquietanti…
Ti ringrazio e ti saluto. Vuoi aggiungere qualcosa?
Ho visto che il libro ha avuto
successo anche fra i lettori non tipicamente amanti del genere, e questo mi fa
davvero piacere, per cui vorrei invitare il lettore a non fermarsi al proprio
genere preferito, ma ad essere sempre disposto a spaziare, perché ci possono
essere sempre delle belle sorprese. Grazie, Irene, per il tuo interesse e la
tua ospitalità su questo blog. Buoni libri a tutti!
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