RECENSIONE - LA LINEA VERDE, Simone Fancelli, ed. Albatros il Filo

Simone Fancelli, scrittore in erba, è solito raccontare alcune storie ai suoi figli... e da quelle narrazioni avvincenti a piano piano prende forma il romanzo. Prima lettrice molto esigente la moglie che non ha dubbi, le piace. Ecco allora che La linea verde diventa un libro. Lo ha letto e recensito per Tuttosuilibri Samanta Catastini.

 Trama:
Nei dintorni di un paese di montagna, un uomo trova il corpo di una ragazza, svenuta e in gravi condizioni. Al suo risveglio la ragazzina si scoprirà priva di memoria, da quel momento Neve, questo sarà il suo nome, inizia una nuova vita insieme agli estranei che l'hanno accolta, trovando in loro una nuova famiglia. Spesso, frammenti di ricordi affiorano alla sua mente tormentandola; nonostante riesca a instaurare profondi legami con alcuni abitanti del villaggio, vive esperienze singolari che le fanno scoprire di essere diversa dagli altri: Neve è in grado di compiere azioni straordinarie e inspiegabili, possiede un dono che, forse, ha origine da un evento che ha segnato la sua vita. Per cercare di comprendere la propria condizione, decide di spingersi oltre i confini del suo nuovo mondo, in un viaggio che la porterà a scoprire una verità inaspettata. 

Recensione a cura di Samanta Catastini

Un bel racconto che mischia nella sua trama un po’ di aura fiabesca con la realtà più cruda. Uno stile fluido e semplice per trattare un argomento non proprio all’ordine del giorno. Neve, la protagonista, si risveglia in uno sperduto paesino dell’Oregon senza capire come ci sia finita né ricordare le sue vere origini. Perduta completamente la memoria sarà William, il vecchio che l’ha ritrovata senza sensi nel deserto, a darle un nome e una casa in cui vivere. L’uomo le comunicherà di trovarsi durante la primavera del 1838 e di non aver mai visto una ferrovia nei paraggi, mentre la giovane si ricorda solo di questa particolarità. Eppure non si porrà altri problemi in merito e si unirà al piccolo Yuri, diventando inseparabili nelle loro scorribande e, finendo con il visitare il Crater lake, un luogo non solo paradisiaco, ma anche considerato spirituale dagli indiani d’America. Da qui in poi si susseguono misteriose scomparse e la scoperta da parte di Neve delle sue innate qualità come musicista. La narrazione prosegue tra il magico e il profano con una destrezza davvero invidiabile. L’autore riesce a farci assaporare la vita, a rendere fondamentale il rapporto uomo-natura e a guardare il mondo con gli occhi di una bambina, privi di malizia. Hamas, colui che viene descritto come pazzo e poco raccomandabile, Neve lo accetta per quello che veramente è: un uomo sensibile, dedito alla scrittura e alla lettura. Il finale è una vera sorpresa che lascia il segno nel lettore e lo induce a porsi domande o anche solo a riflettere. Vi dico solamente che ci ritroviamo nel 2056; allora cosa mai è accaduto a Neve e Yuri, hanno forse solo sognato? A voi la risposta!


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